Pulsante
Ricorda Signore questi servi disobbedienti alle leggi del branco, non dimenticare il loro volto, che dopo tanto sbandare è appena giusto che la fortuna li aiuti, come una svista, come un'anomalia, come una distrazione, come un dovere.
teatro dei servi disobbedienti
about
about
La compagnia Teatro dei Servi Disobbedienti (TSD) nasce a Bologna nel 2013. Fondata dalla regista e scenografa Federica Amatuccio e dal compositore e sound designer Andrea Gianessi, vede negli anni la partecipazione di artisti provenienti da tutto il territorio nazionale. Il Teatro dei Servi Disobbedienti produce pièce originali e focalizza il suo lavoro sull'interazione tra teatro, danza, azione fisica e musica, con particolare attenzione per l'utilizzo di elementi multimediali come video proiezioni e sound design. Nel luglio 2013 la compagnia debutta a Certaldo al Mercantia - Festival Internazionale del Teatro di Strada, con lo spettacolo Gocce di Splendore. Nel 2014 produce la pièce di teatro danza Fimmina Morta, amara e poetica riflessione sull'industrializzazione e i suoi danni sulla comunità, andata in scena in prima assoluta al Teatro Comunale Eschilo di Gela (CL). Nel 2015 produce Mille modi per crepare in montagna, commedia macabra su testo di Boris Vian in prima traduzione italiana. Per due anni di seguito, nel 2015 e 2016, la compagnia vince un bando di ERT - Emilia Romagna Teatro per una residenza artistica presso gli spazi attrezzati di Villa Pini - Centro per le arti performative a Bologna. Lo spettacolo Marì, esplorazione del rapporto tra libertà dell'individuo e comunità, debutta a gennaio 2017 con un tour che tocca Palermo, Gela (CL), Patti (ME), e Bologna. Con “Marì” è inoltre tra i finalisti del festival Direction Under30 del Teatro Sociale di Gualtieri (RE). Nel 2017 il Teatro dei Servi Disobbedienti cura la direzione artistica teatrale del Poverarte - Festival di tutte le arti e dirige un workshop teatrale intitolato Il Cattivo Nuovo, incentrato sul tema del controllo di massa attraverso i social media. In maggio e in ottobre 2017 la compagnia è invitata a prendere parte alla IX edizione di “Finestre sul giovane teatro”, meeting residenziale internazionale, condotto da Lina della Rocca del Teatro Ridotto - Filo dei Venti. Nel 2018 il TSD continua la direzione artistica teatrale del Poverarte e crea in collaborazione con Zoopalco un nuovo formato di workshop intitolato #ERAVOLUTO, che prevede l’interazione di teatro fisico, sound design, critica teatrale e poesia multimediale, operando una riflessione sugli stereotipi dell’arte contemporanea. L'esito del laboratorio dal titolo #FLUSSO è andato in scena ad AtelierSì nella serata di apertura del PoVERARTE - festival di tutte le arti a Bologna. Dal gennaio 2018 è in residenza con il progetto NOSTOS presso Leggere Strutture Art Factory di Bologna. Studi su NOSTOS sono andati in scena a Bologna a Leggere Strutture e ad AtelierSì. Uno studio di NOSTOS è inoltre stato selezionato per il festival Pillole 2018 del Teatro Studio Uno di Roma. Dal 2018 la compagnia ha preso parte al processo di coprogettazione del comitato MacBO fondando insieme ad altre importanti realtà culturali del territorio bolognese il DAS - Dispositivo Arti Sperimentali che inaugura nei primi mesi del 2019. Nel 2019 inoltre TSD è tra i finalisti del bando RADAR di ERT Emilia Romagna Teatro con il progetto NON ERA. Continua infine nel 2019 la collaborazione con Zoopalco per il format di serate ERUZIoNI (ex Poverarte Festival) negli spazi di AtelierSì. NOSTOS debutta il 15 febbraio 2019 ad Ateliersì a Bologna.
about
produzioni
produzioni
home
home
Gocce di splendore
Marì
Fimmina Morta
Mille modi per crepare in montagna
produzioni
2017
workshop
2018
back
back
contatti
contatti
membri compagnia
email:
info@teatrodeiservidisobbedienti.com
Federica Amatuccio
federica@teatrodeiservidisobbedienti.com
mob. +39 340 7304669
Andrea Gianessi
andrea@teatrodeiservidisobbedienti.com
mob. +39 347 8271936
link
Federica Amatuccio: regia, scenografie
Andrea Gianessi: musiche, sound design, aiuto regia
Pascal Amatuccio: light design e grafica
Martina Mondello: costumi
Francesca Lateana: attrice
Valeria Iudici: attrice, danzatrice
Martina Morabito: attrice
Francesca Di Paolo: attrice
news
contatti
news
home
marì
La pièce di teatro danza "Marì" porta in scena il rapporto tra individuo e comunità, l'alienazione, l'oppressione, la violenza sociale che si riflette sulla vita di ognuno e arriva a sfociare in violenza individuale, subita e inferta, fino allo stupro, all'omicidio. L'ambiente che ci circonda ci accarezza dapprima, gioca persino con noi, ma porta in sé il senso di morte, di un destino ineluttabile, di un suono costante e opprimente, di un giudizio. Ambientata idealmente nell'Italia meridionale degli anni '40 e liberamente ispirata alla canzone di Carmen Consoli "Mio Zio", la storia prende spunto dalla tragica vita di una bambina, Marì, molestata dallo zio fin dall'infanzia. Marì è sola, circondata da un ambiente omertoso e ostile che invece di sostenerla la giudica e la osserva costantemente, con il beneplacito della madre, a cui interessa soltanto proteggere le convenzioni e il buon nome della famiglia. Il tema della violenza di genere, purtroppo ancora attuale, si intreccia con quello dell'autodeterminazione dell'individuo in una comunità rigida e patriarcale, dominata da necessità di tipo pratico ed economico. Il gesto che Marì arriva a compiere nel finale è quindi rivoluzionario, un gesto di ribellione, di rottura degli schemi sociali, di riaffermazione definitiva dell'individuo e del suo diritto alla felicità.
durata: 75 min
Regia e scenografia di Federica Amatuccio
Adattamento: Federica Amatuccio, Andrea Gianessi
Coreografie: Simone Zitelli
Musiche originali: Andrea Gianessi
Luci e grafica: Pascal Fausto Amatuccio
Costumi: Martina Mondello
Personaggi:
Marì Bambina: Francesca Lateana
Marì Adulta: Valeria Iudici
Madre: Martina Morabito
Morte: Francesca Di Paolo
video
presentazione
teatro dei servi disobbedienti
fimmina morta
Amara e poetica riflessione sull'industrializzazione. Protagonista è Brucia, un’anima frammentata e irrequieta, imprigionata in una dimensione sospesa tra conscio e inconscio, apparentemente senza possibilità di salvezza. È l’amore per Orazio che la spinge a liberarsi e la trascina in un vortice di bellezza e di armonia in cui essa ritrova, seppure per un attimo, la felicità. Ma Brucia è incapace di amare realmente qualcuno, perchè prima di tutto è incapace di amare se stessa, non vede la sua bellezza e non crede possibile un cambiamento. Brucia è una donna, è una città, è una comunità soffocata dall'industrializzazione malata, miope e corrotta che ha impedito qualsiasi altra forma di sviluppo, chiudendo ogni orizzonte al suo sguardo. La città che ha ispirato la pièce è Gela, una città della Sicilia che da cinquant'anni custodisce in sé un enorme cancro: lo stabilimento petrolchimico, il Mostro, come lo chiamano i suoi cittadini.
Liberamente ispirato a Nostra Signora dei Tarocchi
Testi di Luigia Ferro e Martina Libertà
Regia e scenografia di Federica Amatuccio
Adattamento: Federica Amatuccio e Andrea Gianessi
Musiche e sound design: Andrea Gianessi
Light design: Pascal Amatuccio
Costumi: Martina Mondello
Regia video: Davide Ricchiuti
Foto e riprese: Daniele Bisceglia
cast:
Brucia A: Sara D'Angelo - attrice
Brucia B: Francesca Lateana - cantante
Brucia C: Valeria Iudici - danzatrice
Orazio: Antonio Bissiri - danzatore
Orazio: Andrea Gianessi - chitarrista
Il famoso scrittore James Monroe vive in un solitario mondo delirante. La sua malata immaginazione produce incidenti aerei e omicidi, umanizzando gli oggetti quotidiani che lo circondano. Testimone muto della sua follia, il maggiordomo Coso lo asseconda fino al compimento estremo del suo delirio omicida. L’esilarante dissociazione tra quel- lo che il pubblico vede e percepisce direttamente nella messa in scena e quello che l’attore/personaggio rappresenta prima di tutto a se stesso genera un corto circuito, un doppio mondo di rappresentazione che conduce all’essenza stessa della follia. Un ulteriore livello narrativo straniante è costituito dalla cornice dello spettacolo. L’intera azione si svolge infatti come fosse parte di uno sceneggiato televisivo anni ‘50, con tanto di interruzioni pubblicitarie in stile Carosello provenienti da un vecchio televisore in scena.
durata : 1h 30m
Regia di Federica Amatuccio
Scenografia: Charlotte Wuillai
Sound design: Andrea Gianessi
Musiche: Frankspara, Fratelli Marelli
Costumi: Martina Mondello
Luci: Pascal Fausto Amatuccio
Grafica e illustrazioni: Laura Morabito
Foto e Video: Daniele Bisceglia
Personaggi:
James Monroe: Sara D’Angelo
Coso: Francesca Lateana
Il postino: Domenico Pizzulo
mille modi per
crepare in montagna
gocce di splendore
“Gocce di splendore” è uno spettacolo teatrale e musicale basato sui testi e sulle musiche di Fabrizio De André, ma soprattutto è un omaggio all'umanità sconfinata che emerge dalle sue canzoni. Ogni brano di Faber è un atto d'amore per le minoranze, per gli emarginati, i ribelli e i reietti, per tutti coloro che continuano a viaggiare in direzione ostinata e contraria, donando un senso più grande alla propria vita. Le melodie e gli arrangiamenti di molti di questi brani, fusi insieme, ricomposti e stratificati dai tre musicisti in scena, formano la colonna sonora strumentale dello spettacolo, a suggerire ancora una volta la profonda unità che avvolge tutti gli esseri umani in un unico flusso. In un gioco poetico incantato e dal sapore clownesco l'attrice, interagendo in scena con i musicisti, assume su di sé le vite, talvolta tragiche o grottesche, degli strani personaggi che popolano il mondo immaginario di Faber. La musica e la mimica sfumano così in un affresco colorato e intriso di una dolcezza malinconica... “una goccia di splendore, di umanità, di verità”.
durata : 25m
Regia e scenografia: Federica Amatuccio
Elaborazione musica: Andrea Gianessi, Antonello Bitella
Federica Amatuccio: attrice
Andrea Gianessi: chitarra classica, cori.
Antonello Bitella: flauto traverso, cori.
Mirco Mungari: percussioni, cori.
teatro dei servi disobbedienti
La compagnia Teatro dei Servi Disobbedienti (TSD) nasce a Bologna nel 2013. Fondata dalla regista e scenografa Federica Amatuccio e dal compositore e sound designer Andrea Gianessi, vede negli anni la partecipazione di artisti provenienti da tutto il territorio nazionale. Il Teatro dei Servi Disobbedienti produce pièce originali e focalizza il suo lavoro sull'interazione tra teatro, danza, azione fisica e musica, con particolare attenzione per l'utilizzo di elementi multimediali come video proiezioni e sound design. Nel luglio 2013 la compagnia debutta a Certaldo al Mercantia - Festival Internazionale del Teatro di Strada, con lo spettacolo Gocce di Splendore. Nel 2014 produce la pièce di teatro danza Fimmina Morta, amara e poetica riflessione sull'industrializzazione e i suoi danni sulla comunità, andata in scena in prima assoluta al Teatro Comunale Eschilo di Gela (CL). Nel 2015 produce Mille modi per crepare in montagna, commedia macabra su testo di Boris Vian in prima traduzione italiana. Per due anni di seguito, nel 2015 e 2016, la compagnia vince un bando di ERT - Emilia Romagna Teatro per una residenza artistica presso gli spazi attrezzati di Villa Pini - Centro per le arti performative a Bologna. Lo spettacolo Marì, esplorazione del rapporto tra libertà dell'individuo e comunità, debutta a gennaio 2017 con un tour che tocca Palermo, Gela (CL), Patti (ME), e Bologna. Con “Marì” è inoltre tra i finalisti del festival Direction Under30 del Teatro Sociale di Gualtieri (RE). Nel 2017 il Teatro dei Servi Disobbedienti cura la direzione artistica teatrale del Poverarte - Festival di tutte le arti e dirige un workshop teatrale intitolato Il Cattivo Nuovo, incentrato sul tema del controllo di massa attraverso i social media. In maggio e in ottobre 2017 la compagnia è invitata a prendere parte alla IX edizione di “Finestre sul giovane teatro”, meeting residenziale internazionale, condotto da Lina della Rocca del Teatro Ridotto - Filo dei Venti. Nel 2018 il TSD continua la direzione artistica teatrale del Poverarte e crea in collaborazione con Zoopalco un nuovo formato di workshop intitolato #ERAVOLUTO, che prevede l’interazione di teatro fisico, sound design, critica teatrale e poesia multimediale, operando una riflessione sugli stereotipi dell’arte contemporanea. L'esito del laboratorio dal titolo #FLUSSO è andato in scena ad AtelierSì nella serata di apertura del PoVERARTE - festival di tutte le arti a Bologna. Dal gennaio 2018 è in residenza con il progetto NOSTOS presso Leggere Strutture Art Factory di Bologna. Studi su NOSTOS sono andati in scena a Bologna a Leggere Strutture e ad AtelierSì. Uno studio di NOSTOS è inoltre stato selezionato per il festival Pillole 2018 del Teatro Studio Uno di Roma. Dal 2018 la compagnia ha preso parte al processo di coprogettazione del comitato MacBO fondando insieme ad altre importanti realtà culturali del territorio bolognese il DAS - Dispositivo Arti Sperimentali che inaugura nei primi mesi del 2019. Nel 2019 inoltre TSD è tra i finalisti del bando RADAR di ERT Emilia Romagna Teatro con il progetto NON ERA. Continua infine nel 2019 la collaborazione con Zoopalco per il format di serate ERUZIoNI (ex Poverarte Festival) negli spazi di AtelierSì. NOSTOS debutta il 15 febbraio 2019 ad Ateliersì a Bologna.
marì
fimmina morta
gocce di splendore
mille modi per crepare in montagna
workshop
membri
compagnia
Federica Amatuccio: regia, scenografie
Andrea Gianessi: musiche, sound design, aiuto regia
Pascal Amatuccio: light design e grafica
Martina Mondello: costumi
Francesca Lateana: attrice
Valeria Iudici: attrice, danzatrice
Martina Morabito: attrice
Francesca Di Paolo: attrice
La pièce di teatro danza "Marì" porta in scena il rapporto tra individuo e comunità, l'alienazione, l'oppressione, la violenza sociale che si riflette sulla vita di ognuno e arriva a sfociare in violenza individuale, subita e inferta, fino allo stupro, all'omicidio. L'ambiente che ci circonda ci accarezza dapprima, gioca persino con noi, ma porta in sé il senso di morte, di un destino ineluttabile, di un suono costante e opprimente, di un giudizio. Ambientata idealmente nell'Italia meridionale degli anni '40 e liberamente ispirata alla canzone di Carmen Consoli "Mio Zio", la storia prende spunto dalla tragica vita di una bambina, Marì, molestata dallo zio fin dall'infanzia. Marì è sola, circondata da un ambiente omertoso e ostile che invece di sostenerla la giudica e la osserva costantemente, con il beneplacito della madre, a cui interessa soltanto proteggere le convenzioni e il buon nome della famiglia. Il tema della violenza di genere, purtroppo ancora attuale, si intreccia con quello dell'autodeterminazione dell'individuo in una comunità rigida e patriarcale, dominata da necessità di tipo pratico ed economico. Il gesto che Marì arriva a compiere nel finale è quindi rivoluzionario, un gesto di ribellione, di rottura degli schemi sociali, di riaffermazione definitiva dell'individuo e del suo diritto alla felicità.
durata: 75 min
Regia e scenografia di Federica Amatuccio
Adattamento: Federica Amatuccio, Andrea Gianessi
Coreografie: Simone Zitelli
Musiche originali: Andrea Gianessi
Luci e grafica: Pascal Fausto Amatuccio
Costumi: Martina Mondello
Personaggi:
Marì Bambina: Francesca Lateana
Marì Adulta: Valeria Iudici
Madre: Martina Morabito
Morte: Francesca Di Paolo
Amara e poetica riflessione sull'industrializzazione. Protagonista è Brucia, un’anima frammentata e irrequieta, imprigionata in una dimensione sospesa tra conscio e inconscio, apparentemente senza possibilità di salvezza. È l’amore per Orazio che la spinge a liberarsi e la trascina in un vortice di bellezza e di armonia in cui essa ritrova, seppure per un attimo, la felicità. Ma Brucia è incapace di amare realmente qualcuno, perchè prima di tutto è incapace di amare se stessa, non vede la sua bellezza e non crede possibile un cambiamento. Brucia è una donna, è una città, è una comunità soffocata dall'industrializzazione malata, miope e corrotta che ha impedito qualsiasi altra forma di sviluppo, chiudendo ogni orizzonte al suo sguardo. La città che ha ispirato la pièce è Gela, una città della Sicilia che da cinquant'anni custodisce in sé un enorme cancro: lo stabilimento petrolchimico, il Mostro, come lo chiamano i suoi cittadini.
Liberamente ispirato a Nostra Signora dei Tarocchi
Testi di Luigia Ferro e Martina Libertà
Regia e scenografia di Federica Amatuccio
Adattamento: Federica Amatuccio e Andrea Gianessi
Musiche e sound design: Andrea Gianessi
Light design: Pascal Amatuccio
Costumi: Martina Mondello
Regia video: Davide Ricchiuti
Foto e riprese: Daniele Bisceglia
cast:
Brucia A: Sara D'Angelo - attrice
Brucia B: Francesca Lateana - cantante
Brucia C: Valeria Iudici - danzatrice
Orazio: Antonio Bissiri - danzatore
Orazio: Andrea Gianessi - chitarrista
fimmina
morta
Il famoso scrittore James Monroe vive in un solitario mondo delirante. La sua malata immaginazione produce incidenti aerei e omicidi, umanizzando gli oggetti quotidiani che lo circondano. Testimone muto della sua follia, il maggiordomo Coso lo asseconda fino al compimento estremo del suo delirio omicida. L’esilarante dissociazione tra quel- lo che il pubblico vede e percepisce direttamente nella messa in scena e quello che l’attore/personaggio rappresenta prima di tutto a se stesso genera un corto circuito, un doppio mondo di rappresentazione che conduce all’essenza stessa della follia. Un ulteriore livello narrativo straniante è costituito dalla cornice dello spettacolo. L’intera azione si svolge infatti come fosse parte di uno sceneggiato televisivo anni ‘50, con tanto di interruzioni pubblicitarie in stile Carosello provenienti da un vecchio televisore in scena.
durata : 1h 30m
Regia di Federica Amatuccio
Scenografia: Charlotte Wuillai
Sound design: Andrea Gianessi
Musiche: Frankspara, Fratelli Marelli
Costumi: Martina Mondello
Luci: Pascal Fausto Amatuccio
Grafica e illustrazioni: Laura Morabito
Foto e Video: Daniele Bisceglia
Personaggi:
James Monroe: Sara D’Angelo
Coso: Francesca Lateana
Il postino: Domenico Pizzulo
“Gocce di splendore” è uno spettacolo teatrale e musicale basato sui testi e sulle musiche di Fabrizio De André, ma soprattutto è un omaggio all'umanità sconfinata che emerge dalle sue canzoni. Ogni brano di Faber è un atto d'amore per le minoranze, per gli emarginati, i ribelli e i reietti, per tutti coloro che continuano a viaggiare in direzione ostinata e contraria, donando un senso più grande alla propria vita. Le melodie e gli arrangiamenti di molti di questi brani, fusi insieme, ricomposti e stratificati dai tre musicisti in scena, formano la colonna sonora strumentale dello spettacolo, a suggerire ancora una volta la profonda unità che avvolge tutti gli esseri umani in un unico flusso. In un gioco poetico incantato e dal sapore clownesco l'attrice, interagendo in scena con i musicisti, assume su di sé le vite, talvolta tragiche o grottesche, degli strani personaggi che popolano il mondo immaginario di Faber. La musica e la mimica sfumano così in un affresco colorato e intriso di una dolcezza malinconica... “una goccia di splendore, di umanità, di verità”.
durata : 25m
Regia e scenografia: Federica Amatuccio
Elaborazione musica: Andrea Gianessi, Antonello Bitella
Federica Amatuccio: attrice
Andrea Gianessi: chitarra classica, cori.
Antonello Bitella: flauto traverso, cori.
Mirco Mungari: percussioni, cori.
La compagnia Teatro dei Servi Disobbedienti (TSD) nasce a Bologna nel 2013. Fondata dalla regista e scenografa Federica Amatuccio e dal compositore e sound designer Andrea Gianessi, vede negli anni la partecipazione di artisti provenienti da tutto il territorio nazionale. Il Teatro dei Servi Disobbedienti produce pièce originali e focalizza il suo lavoro sull'interazione tra teatro, danza, azione fisica e musica, con particolare attenzione per l'utilizzo di elementi multimediali come video proiezioni e sound design. Nel luglio 2013 la compagnia debutta a Certaldo al Mercantia - Festival Internazionale del Teatro di Strada, con lo spettacolo Gocce di Splendore. Nel 2014 produce la pièce di teatro danza Fimmina Morta, amara e poetica riflessione sull'industrializzazione e i suoi danni sulla comunità, andata in scena in prima assoluta al Teatro Comunale Eschilo di Gela (CL). Nel 2015 produce Mille modi per crepare in montagna, commedia macabra su testo di Boris Vian in prima traduzione italiana. Per due anni di seguito, nel 2015 e 2016, la compagnia vince un bando di ERT - Emilia Romagna Teatro per una residenza artistica presso gli spazi attrezzati di Villa Pini - Centro per le arti performative a Bologna. Lo spettacolo Marì, esplorazione del rapporto tra libertà dell'individuo e comunità, debutta a gennaio 2017 con un tour che tocca Palermo, Gela (CL), Patti (ME), e Bologna. Con “Marì” è inoltre tra i finalisti del festival Direction Under30 del Teatro Sociale di Gualtieri (RE). Nel 2017 il Teatro dei Servi Disobbedienti cura la direzione artistica teatrale del Poverarte - Festival di tutte le arti e dirige un workshop teatrale intitolato Il Cattivo Nuovo, incentrato sul tema del controllo di massa attraverso i social media. In maggio e in ottobre 2017 la compagnia è invitata a prendere parte alla IX edizione di “Finestre sul giovane teatro”, meeting residenziale internazionale, condotto da Lina della Rocca del Teatro Ridotto - Filo dei Venti. Nel 2018 il TSD continua la direzione artistica teatrale del Poverarte e crea in collaborazione con Zoopalco un nuovo formato di workshop intitolato #ERAVOLUTO, che prevede l’interazione di teatro fisico, sound design, critica teatrale e poesia multimediale, operando una riflessione sugli stereotipi dell’arte contemporanea. L'esito del laboratorio dal titolo #FLUSSO è andato in scena ad AtelierSì nella serata di apertura del PoVERARTE - festival di tutte le arti a Bologna. Dal gennaio 2018 è in residenza con il progetto NOSTOS presso Leggere Strutture Art Factory di Bologna. Studi su NOSTOS sono andati in scena a Bologna a Leggere Strutture e ad AtelierSì. Uno studio di NOSTOS è inoltre stato selezionato per il festival Pillole 2018 del Teatro Studio Uno di Roma. Dal 2018 la compagnia ha preso parte al processo di coprogettazione del comitato MacBO fondando insieme ad altre importanti realtà culturali del territorio bolognese il DAS - Dispositivo Arti Sperimentali che inaugura nei primi mesi del 2019. Nel 2019 inoltre TSD è tra i finalisti del bando RADAR di ERT Emilia Romagna Teatro con il progetto NON ERA. Continua infine nel 2019 la collaborazione con Zoopalco per il format di serate ERUZIoNI (ex Poverarte Festival) negli spazi di AtelierSì. NOSTOS debutta il 15 febbraio 2019 ad Ateliersì a Bologna.
workshop
Il famoso scrittore James Monroe vive in un solitario mondo delirante. La sua malata immaginazione produce incidenti aerei e omicidi, umanizzando gli oggetti quotidiani che lo circondano. Testimone muto della sua follia, il maggiordomo Coso lo asseconda fino al compimento estremo del suo delirio omicida. L’esilarante dissociazione tra quel- lo che il pubblico vede e percepisce direttamente nella messa in scena e quello che l’attore/personaggio rappresenta prima di tutto a se stesso genera un corto circuito, un doppio mondo di rappresentazione che conduce all’essenza stessa della follia. Un ulteriore livello narrativo straniante è costituito dalla cornice dello spettacolo. L’intera azione si svolge infatti come fosse parte di uno sceneggiato televisivo anni ‘50, con tanto di interruzioni pubblicitarie in stile Carosello provenienti da un vecchio televisore in scena.
durata : 1h 30m
Regia di Federica Amatuccio
Scenografia: Charlotte Wuillai
Sound design: Andrea Gianessi
Musiche: Frankspara, Fratelli Marelli
Costumi: Martina Mondello
Luci: Pascal Fausto Amatuccio
Grafica e illustrazioni: Laura Morabito
Foto e Video: Daniele Bisceglia
Personaggi:
James Monroe: Sara D’Angelo
Coso: Francesca Lateana
Il postino: Domenico Pizzulo
mille modi per crepare in montagna
news
email:
teatrodeiservidisobbedienti@gmail.com
Federica Amatuccio
mob. +39 340 7304669
Andrea Gianessi
mob. +39 347 8271936
IL CATTIVO NUOVO
«Non c'è dunque nessuna via di uscita? Una ce n'è. E la indica la nuova classe in ascesa. Non si tratta di un ritorno indietro. Non si riallaccia alla bontà del vecchio ma alla cattiveria del nuovo. Non si tratta di demolire la tecnica, bensì di svilupparla. L'uomo non ridiventerà uomo uscendo dalla massa ma inserendosi in essa.» (B. Brecht, Scritti sulla letteratura e sull'arte, Einaudi, Torino 1973.)
È davvero sempre meglio il buon vecchio del cattivo nuovo? Che cos'è il nuovo, con cosa si deve confrontare? Il nostro spazio-tempo ci pone ancora una volta queste domande, ci costringe a rapportarci con il passato degli “antichi maestri” e con il presente vivo dell'arte, del teatro. L'individuo si inserisce nel flusso della società contemporanea, ne partecipa, risponde alla sua cattiveria trasformandola nella propria energia. Il cattivo nuovo ricrea così il suo spazio, il suo tempo, il suo nuovo valore. Il Cattivo Nuovo è il nome del percorso formativo di laboratori e workshop intensivi sul teatro ideati e tenuti da Teatro dei Servi Disobbedienti in collaborazione con Teatro Ebasko.
Il workshop si articola in tre incontri intensivi di dodici ore ciascuno. Ogni incontro sarà suddiviso in due fasi: una prima di training fisico intensivo, diretto dalla danzatrice Valeria Iudici, seguita da una seconda fase di sperimentazione corporea attraverso improvvisazioni guidate dalla regista Federica Amatuccio che mirano a rendere corpo e voce uno strumento unico, fluido, in grado di rapportarsi con lo spazio-tempo. I tre incontri hanno come obiettivo lo sviluppo di una piena consapevolezza del performer attraverso tre fasi distinte: la prima di individualità nello spazio libero, la seconda di relazione tra due o più soggetti in uno spazio ristretto e la terza di insieme in un movimento di massa. Ogni incontro può esser seguito singolarmente, ma si consiglia la partecipazione all'intero percorso.
workshop il cattivo nuovo
«Non c'è dunque nessuna via di uscita? Una ce n'è. E la indica la nuova classe in ascesa. Non si tratta di un ritorno indietro. Non si riallaccia alla bontà del vecchio ma alla cattiveria del nuovo. Non si tratta di demolire la tecnica, bensì di svilupparla. L'uomo non ridiventerà uomo uscendo dalla massa ma inserendosi in essa.» (B. Brecht, Scritti sulla letteratura e sull'arte, Einaudi, Torino 1973.)
È davvero sempre meglio il buon vecchio del cattivo nuovo? Che cos'è il nuovo, con cosa si deve confrontare? Il nostro spazio-tempo ci pone ancora una volta queste domande, ci costringe a rapportarci con il passato degli “antichi maestri” e con il presente vivo dell'arte, del teatro. L'individuo si inserisce nel flusso della società contemporanea, ne partecipa, risponde alla sua cattiveria trasformandola nella propria energia. Il cattivo nuovo ricrea così il suo spazio, il suo tempo, il suo nuovo valore. Il Cattivo Nuovo è il nome del percorso formativo di laboratori e workshop intensivi sul teatro ideati e tenuti da Teatro dei Servi Disobbedienti in collaborazione con Teatro Ebasko.
Il workshop si articola in tre incontri intensivi di dodici ore ciascuno. Ogni incontro sarà suddiviso in due fasi: una prima di training fisico intensivo, diretto dalla danzatrice Valeria Iudici, seguita da una seconda fase di sperimentazione corporea attraverso improvvisazioni guidate dalla regista Federica Amatuccio che mirano a rendere corpo e voce uno strumento unico, fluido, in grado di rapportarsi con lo spazio-tempo. I tre incontri hanno come obiettivo lo sviluppo di una piena consapevolezza del performer attraverso tre fasi distinte: la prima di individualità nello spazio libero, la seconda di relazione tra due o più soggetti in uno spazio ristretto e la terza di insieme in un movimento di massa. Ogni incontro può esser seguito singolarmente, ma si consiglia la partecipazione all'intero percorso.
#ERAVOLUTO
#TEATROFISICO - Federica Amatuccio
Il workshop, aperto ad aspiranti attori e danzatori, si articola in in cinque incontri intensivi di sei ore ciascuno. Ogni incontro sarà suddiviso in due fasi distinte che si compenetrano. La prima fase di training fisico e vocale, dove l’attore-performer dovrà confrontarsi con i principi base del teatro, partendo proprio da quello che è l’elemento primo per la costruzione di un personaggio, la camminata, per poi giungere ad un utilizzo completo sia della corpo che della voce. Nella seconda fase, attraverso le improvvisazioni guidate dalla regista, si mirerà a rendere corpo e voce uno strumento unico in grado di rapportarsi con lo spazio–tempo e di andare oltre la tecnica, approfondendo tutti gli aspetti necessari per costruire una narrazione poetica. Il lavoro di scrittura scenica si svilupperà in base alla riflessione su un oggetto, lo scotch, e il significato che esso assume in rapporto con il teatro contemporaneo. Il nastro adesivo sarà il punto di partenza per la scrittura del testo e la creazione sia del suono che del movimento.
Durante i vari incontri gli attori-performer avranno un confronto continuo con gli artisti partecipanti agli altri workshop, perchè lo scopo di #ERAVOLUTO è quello di creare una grande opera collettiva, FLUSSO, che aprirà l’edizione 2018 del Poverarte - festival di tutte le Arti, e che sarà il frutto della sinergia che si genererà tra i vari artisti di tutti laboratori.
Durata: 30 ore
Costo totale: 160€
Massimo 20 partecipanti
Selezione: inviare una presentazione artistica e lettera motivazionale a
teatro.poverarte@gmail.com
#SOUNDDESIGN - Andrea Gianessi
Il workshop, rivolto ad aspiranti sound designer e a musicisti con una conoscenza tecnica di base, affronterà in cinque incontri di sei ore ciascuno le pratiche inerenti il mondo della progettazione sonora nello specifico dell’ambito teatrale contemporaneo, approfondendo le sue intersezioni con il concetto tradizionale di musiche di scena. Il percorso sarà essenzialmente pratico e finalizzato alla progettazione sonora dell’opera collettiva FLUSSO, obiettivo comune di tutti i workshop, che aprirà l’edizione 2018 del Poverarte – Festival di tutte le arti.
Sfruttando le molteplici possibilità tecniche a disposizione del compositore contemporaneo si approfondiranno e interconnetteranno vari ambiti: la spazializzazione e dislocazione sonora, il campionamento creativo e l’utilizzo di suoni dell’ambiente elaborati in tempo reale, il rapporto suono/rumore, suono/silenzio, suono/parola, suono/oggetto. Durante gli incontri avverrà inoltre un confronto continuo con gli artisti partecipanti agli altri workshop. Questo scambio permetterà di lavorare in contemporanea con lo sviluppo della regia e delle azioni sceniche e con la creazione di testi e drammaturgia, dando la possibilità di comprendere e sperimentare la necessità di una interazione con gli altri ambiti di un’opera performativa per la creazione di un insieme organico. Punto di partenza per il percorso sarà l’oggetto comune scelto per tutti i workshop: lo scotch, il nastro adesivo.
Durata: 30 ore
Costo totale: 160€
Massimo 10 partecipanti.
Selezione: inviare presentazione artistica, lettera motivazionale e un proprio brano audio (caricato su Soundcloud o simili) a teatro.poverarte@gmail.com - entro il 20 febbraio 2018
#ERAVOLUTO
#TEATROFISICO - Federica Amatuccio
Il workshop, aperto ad aspiranti attori e danzatori, si articola in in cinque incontri intensivi di sei ore ciascuno. Ogni incontro sarà suddiviso in due fasi distinte che si compenetrano. La prima fase di training fisico e vocale, dove l’attore-performer dovrà confrontarsi con i principi base del teatro, partendo proprio da quello che è l’elemento primo per la costruzione di un personaggio, la camminata, per poi giungere ad un utilizzo completo sia della corpo che della voce. Nella seconda fase, attraverso le improvvisazioni guidate dalla regista, si mirerà a rendere corpo e voce uno strumento unico in grado di rapportarsi con lo spazio–tempo e di andare oltre la tecnica, approfondendo tutti gli aspetti necessari per costruire una narrazione poetica. Il lavoro di scrittura scenica si svilupperà in base alla riflessione su un oggetto, lo scotch, e il significato che esso assume in rapporto con il teatro contemporaneo. Il nastro adesivo sarà il punto di partenza per la scrittura del testo e la creazione sia del suono che del movimento.
Durante i vari incontri gli attori-performer avranno un confronto continuo con gli artisti partecipanti agli altri workshop, perchè lo scopo di #ERAVOLUTO è quello di creare una grande opera collettiva, FLUSSO, che aprirà l’edizione 2018 del Poverarte - festival di tutte le Arti, e che sarà il frutto della sinergia che si genererà tra i vari artisti di tutti laboratori.
Durata: 30 ore
Costo totale: 160€
Massimo 20 partecipanti
Selezione: inviare una presentazione artistica e lettera motivazionale a
teatro.poverarte@gmail.com
#SOUNDDESIGN - Andrea Gianessi
Il workshop, rivolto ad aspiranti sound designer e a musicisti con una conoscenza tecnica di base, affronterà in cinque incontri di sei ore ciascuno le pratiche inerenti il mondo della progettazione sonora nello specifico dell’ambito teatrale contemporaneo, approfondendo le sue intersezioni con il concetto tradizionale di musiche di scena. Il percorso sarà essenzialmente pratico e finalizzato alla progettazione sonora dell’opera collettiva FLUSSO, obiettivo comune di tutti i workshop, che aprirà l’edizione 2018 del Poverarte – Festival di tutte le arti.
Sfruttando le molteplici possibilità tecniche a disposizione del compositore contemporaneo si approfondiranno e interconnetteranno vari ambiti: la spazializzazione e dislocazione sonora, il campionamento creativo e l’utilizzo di suoni dell’ambiente elaborati in tempo reale, il rapporto suono/rumore, suono/silenzio, suono/parola, suono/oggetto. Durante gli incontri avverrà inoltre un confronto continuo con gli artisti partecipanti agli altri workshop. Questo scambio permetterà di lavorare in contemporanea con lo sviluppo della regia e delle azioni sceniche e con la creazione di testi e drammaturgia, dando la possibilità di comprendere e sperimentare la necessità di una interazione con gli altri ambiti di un’opera performativa per la creazione di un insieme organico. Punto di partenza per il percorso sarà l’oggetto comune scelto per tutti i workshop: lo scotch, il nastro adesivo.
Durata: 30 ore
Costo totale: 160€
Massimo 10 partecipanti.
Selezione: inviare presentazione artistica, lettera motivazionale e un proprio brano audio (caricato su Soundcloud o simili) a teatro.poverarte@gmail.com - entro il 20 febbraio 2018
workshop #ERAVOLUTO
#TEATROFISICO - Federica Amatuccio
Il workshop, aperto ad aspiranti attori e danzatori, si articola in in cinque incontri intensivi di sei ore ciascuno. Ogni incontro sarà suddiviso in due fasi distinte che si compenetrano. La prima fase di training fisico e vocale, dove l’attore-performer dovrà confrontarsi con i principi base del teatro, partendo proprio da quello che è l’elemento primo per la costruzione di un personaggio, la camminata, per poi giungere ad un utilizzo completo sia della corpo che della voce. Nella seconda fase, attraverso le improvvisazioni guidate dalla regista, si mirerà a rendere corpo e voce uno strumento unico in grado di rapportarsi con lo spazio–tempo e di andare oltre la tecnica, approfondendo tutti gli aspetti necessari per costruire una narrazione poetica. Il lavoro di scrittura scenica si svilupperà in base alla riflessione su un oggetto, lo scotch, e il significato che esso assume in rapporto con il teatro contemporaneo. Il nastro adesivo sarà il punto di partenza per la scrittura del testo e la creazione sia del suono che del movimento.
Durante i vari incontri gli attori-performer avranno un confronto continuo con gli artisti partecipanti agli altri workshop, perchè lo scopo di #ERAVOLUTO è quello di creare una grande opera collettiva, FLUSSO, che aprirà l’edizione 2018 del Poverarte - festival di tutte le Arti, e che sarà il frutto della sinergia che si genererà tra i vari artisti di tutti laboratori.
Durata: 30 ore
Costo totale: 160€
Massimo 20 partecipanti
Selezione: inviare una presentazione artistica e lettera motivazionale a
teatro.poverarte@gmail.com
#SOUNDDESIGN - Andrea Gianessi
Il workshop, rivolto ad aspiranti sound designer e a musicisti con una conoscenza tecnica di base, affronterà in cinque incontri di sei ore ciascuno le pratiche inerenti il mondo della progettazione sonora nello specifico dell’ambito teatrale contemporaneo, approfondendo le sue intersezioni con il concetto tradizionale di musiche di scena. Il percorso sarà essenzialmente pratico e finalizzato alla progettazione sonora dell’opera collettiva FLUSSO, obiettivo comune di tutti i workshop, che aprirà l’edizione 2018 del Poverarte – Festival di tutte le arti.
Sfruttando le molteplici possibilità tecniche a disposizione del compositore contemporaneo si approfondiranno e interconnetteranno vari ambiti: la spazializzazione e dislocazione sonora, il campionamento creativo e l’utilizzo di suoni dell’ambiente elaborati in tempo reale, il rapporto suono/rumore, suono/silenzio, suono/parola, suono/oggetto. Durante gli incontri avverrà inoltre un confronto continuo con gli artisti partecipanti agli altri workshop. Questo scambio permetterà di lavorare in contemporanea con lo sviluppo della regia e delle azioni sceniche e con la creazione di testi e drammaturgia, dando la possibilità di comprendere e sperimentare la necessità di una interazione con gli altri ambiti di un’opera performativa per la creazione di un insieme organico. Punto di partenza per il percorso sarà l’oggetto comune scelto per tutti i workshop: lo scotch, il nastro adesivo.
Durata: 30 ore
Costo totale: 160€
Massimo 10 partecipanti.
Selezione: inviare presentazione artistica, lettera motivazionale e un proprio brano audio (caricato su Soundcloud o simili) a teatro.poverarte@gmail.com - entro il 20 febbraio 2018
nostos
"Nessuno è il mio nome, Nessuno mi chiamano padre e madre e tutti gli altri compagni".
(Odissea - libro IX)
“Mi risvegliai, incerto nel cuore se gettarmi giù dalla nave e morire nel mare o sopportare in silenzio e restare ancora fra i vivi. Sopportai e rimasi.”(Odissea - libro X)
Noi siamo Nessuno. Questo abbiamo compreso riflettendo sul senso del confine e sul percorso che ci porta a essere individui, separati gli uni dagli altri per storia, identità, cultura. L'illusione di un confine che ci divide si scontra ogni giorno con l'evidenza della Natura, nella quale tutto si dissolve continuamente, trasformandosi in unità. Il mare ne è la metafora migliore: è confine, ostacolo, ma anche un mezzo di comunicazione, è la via che ci permette di muoverci, di attraversare. Nel mare si muore ogni giorno, di naufragio o di stenti, nella ricerca di un varco, di un ritorno all’unità del tutto. Il Teatro dei Servi Disobbedienti decide con NOSTOS di portare sulla scena la continuità dell’essere umano, nel tempo e nello spazio. Esplora l’assurdità dell’idea di confine.
Nostos significa ritorno. Per Nostos il Teatro dei Servi Disobbedienti ha intrapreso una serie di studi sul tema della migrazione, considerata come condizione umana archetipica, andando oltre la cronaca per ritrovare nei testi classici intrecciati alla drammaturgia originale una verità più profonda che riguarda l’essere umano, il suo rapporto con la natura, con il viaggio, con il confine. La migrazione è quindi anche un attraversamento interiore in cui l’uomo si interroga sul suo essere individuo, sui suoi rapporti con l’altro, con la famiglia, la comunità. In questo andare alla deriva finisce col perdere la propria identità, il proprio nome, sospeso in uno spazio senza riferimenti, senza tempo, senza confini, in cui le leggi e le convenzioni dell’uomo non hanno più nessun significato, sopraffatte dalla forza della natura. È la meta ultima del suo viaggio, l’unico luogo a cui fare ritorno. Questa ora è la sua terra. Il suo nome ora è Nessuno.
durata: 75 min
Regia e scenografia di Federica Amatuccio
Musiche e sound design: Andrea Gianessi
Luci:: Pascal Fausto Amatuccio, Marco Garuti
Costumi: Martina Mondello
Drammaturgia: Teatro dei Servi Disobbedienti
In scena:
Francesca Bertolini, Margherita Kay Budillon, Manuela Davoli, Roberto Durso, Francesca Nardi.
"Nessuno è il mio nome, Nessuno mi chiamano padre e madre e tutti gli altri compagni".
(Odissea - libro IX)
“Mi risvegliai, incerto nel cuore se gettarmi giù dalla nave e morire nel mare o sopportare in silenzio e restare ancora fra i vivi. Sopportai e rimasi.”(Odissea - libro X)
Noi siamo Nessuno. Questo abbiamo compreso riflettendo sul senso del confine e sul percorso che ci porta a essere individui, separati gli uni dagli altri per storia, identità, cultura. L'illusione di un confine che ci divide si scontra ogni giorno con l'evidenza della Natura, nella quale tutto si dissolve continuamente, trasformandosi in unità. Il mare ne è la metafora migliore: è confine, ostacolo, ma anche un mezzo di comunicazione, è la via che ci permette di muoverci, di attraversare. Nel mare si muore ogni giorno, di naufragio o di stenti, nella ricerca di un varco, di un ritorno all’unità del tutto. Il Teatro dei Servi Disobbedienti decide con NOSTOS di portare sulla scena la continuità dell’essere umano, nel tempo e nello spazio. Esplora l’assurdità dell’idea di confine.
Nostos significa ritorno. Per Nostos il Teatro dei Servi Disobbedienti ha intrapreso una serie di studi sul tema della migrazione, considerata come condizione umana archetipica, andando oltre la cronaca per ritrovare nei testi classici intrecciati alla drammaturgia originale una verità più profonda che riguarda l’essere umano, il suo rapporto con la natura, con il viaggio, con il confine. La migrazione è quindi anche un attraversamento interiore in cui l’uomo si interroga sul suo essere individuo, sui suoi rapporti con l’altro, con la famiglia, la comunità. In questo andare alla deriva finisce col perdere la propria identità, il proprio nome, sospeso in uno spazio senza riferimenti, senza tempo, senza confini, in cui le leggi e le convenzioni dell’uomo non hanno più nessun significato, sopraffatte dalla forza della natura. È la meta ultima del suo viaggio, l’unico luogo a cui fare ritorno. Questa ora è la sua terra. Il suo nome ora è Nessuno.
durata: 75 min
Regia e scenografia di Federica Amatuccio
Musiche e sound design: Andrea Gianessi
Luci:: Pascal Fausto Amatuccio, Marco Garuti
Costumi: Martina Mondello
Drammaturgia: Teatro dei Servi Disobbedienti
In scena:
Francesca Bertolini, Margherita Kay Budillon, Manuela Davoli, Roberto Durso, Francesca Nardi
"Nessuno è il mio nome, Nessuno mi chiamano padre e madre e tutti gli altri compagni".
(Odissea - libro IX)
“Mi risvegliai, incerto nel cuore se gettarmi giù dalla nave e morire nel mare o sopportare in silenzio e restare ancora fra i vivi. Sopportai e rimasi.”(Odissea - libro X)
Noi siamo Nessuno. Questo abbiamo compreso riflettendo sul senso del confine e sul percorso che ci porta a essere individui, separati gli uni dagli altri per storia, identità, cultura. L'illusione di un confine che ci divide si scontra ogni giorno con l'evidenza della Natura, nella quale tutto si dissolve continuamente, trasformandosi in unità. Il mare ne è la metafora migliore: è confine, ostacolo, ma anche un mezzo di comunicazione, è la via che ci permette di muoverci, di attraversare. Nel mare si muore ogni giorno, di naufragio o di stenti, nella ricerca di un varco, di un ritorno all’unità del tutto. Il Teatro dei Servi Disobbedienti decide con NOSTOS di portare sulla scena la continuità dell’essere umano, nel tempo e nello spazio. Esplora l’assurdità dell’idea di confine.
Nostos significa ritorno. Per Nostos il Teatro dei Servi Disobbedienti ha intrapreso una serie di studi sul tema della migrazione, considerata come condizione umana archetipica, andando oltre la cronaca per ritrovare nei testi classici intrecciati alla drammaturgia originale una verità più profonda che riguarda l’essere umano, il suo rapporto con la natura, con il viaggio, con il confine. La migrazione è quindi anche un attraversamento interiore in cui l’uomo si interroga sul suo essere individuo, sui suoi rapporti con l’altro, con la famiglia, la comunità. In questo andare alla deriva finisce col perdere la propria identità, il proprio nome, sospeso in uno spazio senza riferimenti, senza tempo, senza confini, in cui le leggi e le convenzioni dell’uomo non hanno più nessun significato, sopraffatte dalla forza della natura. È la meta ultima del suo viaggio, l’unico luogo a cui fare ritorno. Questa ora è la sua terra. Il suo nome ora è Nessuno.
durata: 75 min
Regia e scenografia di Federica Amatuccio
Musiche e sound design: Andrea Gianessi
Luci:: Pascal Fausto Amatuccio, Marco Garuti
Costumi: Martina Mondello
Drammaturgia: Teatro dei Servi Disobbedienti
In scena:
Francesca Bertolini, Margherita Kay Budillon, Manuela Davoli, Roberto Durso, Francesca Nardi